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(cash j. r., 1989)


come aiutare un bambino con disturbo dello spettro autistico a svolgere i compiti a casa?
(mona a., 2001)


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(williams k., 1995)


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(cenciarelli i., mona a., 1999)


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(cenciarelli i., mona a., 1999)


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(cenciarelli i., mona a., 1999)


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(cenciarelli i., mona a., 1999)


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(cenciarelli i., mona a., 1999)


l'eit: analisi di due casi
(lucioni r., pervenuto alla bma il 23-06-2001)


la vitamina c nella prevenzione e trattamento dell'autismo
(rimland b., 1999)


modelli di musicoteraia per l'autismo
(cenciarelli, mona, de rubeis, botta, 2002)


musicoterapia e autismo - abstract
(cremaschi trovesi g., 1999)


pecs, pyramid approach of education
(dal sito www.pecs.com)


prevenzione
(gruppo di lavoro tecnico-scientifico sulla sindrome autistica della regione lombardia, a cura di cenciarelli i., 1999)


progetto iem
(guazzo g. m., aliperta d. pervenuto alla bma il 12-11-2000)


sindrome dell'X fragile e autismo
(dagli atti del convegno scientifico internazionale, 1990; a cura di cenciarelli i., 1999)


trattamenti nei disturbi generalizzati dello sviluppo - abstract
(marando r.)


un approccio musicoterapeutico alla sindrome autistica
(lubrano m. l., picconi c., polcaro f., pervenuto agli argonauti il 29-11-2000)

 

 

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UN APPROCCIO MUSICOTERAPEUTICO ALLA SINDROME AUTISTICA

M. L. Lubrano, C. Picconi, F. Polcaro, pervenuto agli argonauti il 29-11-2000 

 

"La musicoterapia è una disciplina scientifica, riconosciuta dal legislatore in molti paesi, ma non ancora in Italia, che ha come obiettivo quello di utilizzare il canale non-verbale e quello corporo-sonoro-musicale (il suono, la musica, il movimento) per instaurare e sviluppare la relazione tra il musicoterapista ed il paziente (o gruppo di pazienti), con il fine di migliorare la qualità di vita di quest'ultimo e di favorire il suo inserimento sociale" ( R. O. Benenzon, "Manuale di Musicoterapia"). In un Simposio Internazionale tenuto presso l'Università di New York è stato affermato che "la Musicoterapia apporta un contributo unico al benessere della persona, perché unica è la recettività di ciascun uomo verso la musica".

La Teoria del Prof. Benenzon è centrata su alcuni elementi cardine, quali il Principio dell'Iso, l'oggetto intermediario e il contesto non verbale.

L'Iso è costituito "dall'insieme infinito delle energie sonore, acustiche e di movimento che appartengono ad un individuo e che lo caratterizzano" (Benenzon 1997). Esso racchiude in sé il vissuto sonoro intrauterino, quello della nascita, dell'infanzia e della vita adulta di ognuno di noi.

L'oggetto intermediario ha un'esistenza reale e concreta che permette la comunicazione e si adatta ai bisogni del paziente (ad esempio tramite gli strumenti musicali ed il suono).

Il contesto non verbale è dato dall'interazione dinamica di infiniti codici comunicativi tra i quali quello corporale, gestuale, mimico-espressivo, sonoro-musicale (le inflessioni della voce, la sequenza, il ritmo, la cadenza delle stesse parole) ed ogni altra espressione non verbale propria dell'individuo che si manifesta in ogni contesto in cui ha luogo un'interazione.

Una seduta di musicoterapia è caratterizzata, da due elementi tecnici quali il setting, ossia uno spazio con caratteristiche proprie e lo strumentario o GOS (Gruppo Operativo Strumentale) dove ogni elemento in grado di produrre un suono o un movimento come mezzo di comunicazione, farà parte integrante degli strumenti tecnici di Musicoterapia. E' importante che lo strumentario possa essere utilizzato non solo in modo convenzionale, ma anche in tutti quei modi che gli consentono di essere veicolo di comunicazione.

L'insieme di questi elementi (l'Iso, l'oggetto intermediario) sono fondamentali nel lavoro con il soggetto autistico, che nella maggior parte dei casi, non utilizza un codice verbale o se lo usa lo fa con modalità non convenzionali. Il soggetto con autismo, pur non essendo più nell'utero materno, spesso continua a mostrare comportamenti paragonabili a quelli del feto. E' un soggetto che ha continuato a mantenere molte caratteristiche che si riscontrano all'interno dell'utero, cioè una grande compenetrazione verso ciò che avviene in se stessi ed un totale disinteresse verso l'esterno. Spesso non ama alcun contatto corporeo, allontanandosi dalla zona stimolo come un vero atto riflesso. A volte l'unica possibilità di avvicinamento sembra essere mediante suoni, stimoli ai quali anche il feto è sottoposto nella vita intrauterina. Infine presenta un tempo psicobiologico molto particolare, soprattutto per quanto riguarda il modo e l'intervallo di risposta agli stimoli. Questo tempo appartiene ad uno stato pre-verbale ed è proprio questa la caratteristica che viene di più mantenuta nella vita extrauterina.

Una regola fondamentale per recuperare ed integrare un soggetto affetto da autismo, è il lavoro parallelo e simultaneo con il suo gruppo familiare. Se stiamo portando il soggetto verso nuovi canali di comunicazione, altrettanto dovremmo fare con i genitori. Il gruppo familiare, in senso allargato, di un soggetto con autismo, crea, nella vita quotidiana, un insieme di sistemi di comunicazione che, con il passare del tempo, si ripetono e tendono a formare una serie di messaggi stereotipati, che il Prof. Benenzon definisce con il termine di "cisti comunicative", ossia forme ripetitive e rigide di messaggi. Esse devono essere diagnosticate e bisogna rendere consapevoli i genitori per aiutarli a modificarle.

Quali modalità di intervento possono essere utilizzate?

Parallelamente al lavoro individuale, si opera anche con la coppia parentale in assenza del figlio. In un primo colloquio si mette al corrente la coppia del lavoro che si andrà a fare con il loro bambino e delle finalità che si vogliono raggiungere. Inizialmente si chiede loro un primo tipo di collaborazione che consiste nel creare una audiocassetta che contenga la registrazione di vari momenti del mondo sonoro familiare: interazioni con il bambino, momenti conviviali, ecc. Questo lavoro è importante per conoscere le caratteristiche del sistema di comunicazione del gruppo familiare. Dopo qualche mese di lavoro si richiede un nuovo tipo di registrazione, diversa dalla precedente, dove i genitori dovranno registrare messaggi immaginando che il loro bambino possieda una migliore capacità di comprensione e percezione. Inoltre si spiegherà loro che tali messaggi non devono essere solo di tipo verbale, ma che possono cantare o produrre dei suoni. All'ascolto, successivo la registrazione, la coppia genitoriale prenderà coscienza di alcune difficoltà e stereotipie del loro modo di comunicare. In tal modo si potranno valutare le capacità potenziali del gruppo familiare, nella ricostruzione di nuove forme di messaggio. La coppia terapeutica potrà valutare l'eventuale inserimento nel setting di tale materiale sonoro.

Dopo circa un anno di trattamento si può tentare un'integrazione tra il gruppo familiare, il bambino autistico e la coppia musicoterapeutica all'interno del setting, facendo partecipare i genitori al lavoro del musicoterapista, utilizzando gli stessi canali di comunicazione.

L'obbiettivo ultimo è quello della presa di coscienza e delle successive modifiche del loro comportamento, nei confronti del soggetto autistico. Durante tutto il lavoro le famiglie vengono informate periodicamente sull'andamento della terapia.

Nella presa in carico globale della persona con autismo, si inseriscono nel piano riabilitativo tecniche di intervento, come la Musicoterapia che si affianca ad altre di tipo medico, psicologico ed educativo. Anche all'interno del contesto scolastico è possibile attivare percorsi musicoterapeutici che si pongono come sostegno al bambino autistico e agli insegnanti, cercando di favorire il processo di integrazione.

 

Bibliografia

Benenzon R.
Manuale di Musicoterapia
Borla, 1998, Roma

Benenzon R.
Autismo e Musicoterapia
Phoenix, 1995, Roma

Benenzon R.
La nuova Musicoterapia
Phoenix, 1998, Roma

D'Ulisse M.E., Polcaro F.
Musicoterapia e autismo
Phoenix, 2000, Roma

 

 

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