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acquisizione del linguaggio nei bambini autistici: cosa ci puņ dire?
(cash j. r., 1989)


come aiutare un bambino con disturbo dello spettro autistico a svolgere i compiti a casa?
(mona a., 2001)


comprensione degli studenti con sindrome di asperger, direttive per gli insegnanti
(williams k., 1995)


excursus storico sulla comunicazione facilitata
(cenciarelli i., mona a., 1999)


il parent training razionale-emotivo per genitori di bambini difficili
(di pietro m.)


il programma teacch
(arduino g. m.)


il self-management
(edelson s. m.)


informazioni base sull'auditory integration training
(edelson s. m.)


interventi terapeutici: modello comportamentale
(cenciarelli i., mona a., 1999)


interventi terapeutici: modello organicista
(cenciarelli i., mona a., 1999)


interventi terapeutici: modello psicodinamico
(cenciarelli i., mona a., 1999)


interventi terapeutici: modello sistemico-relazionale
(cenciarelli i., mona a., 1999)


l'eit: analisi di due casi
(lucioni r., pervenuto alla bma il 23-06-2001)


la vitamina c nella prevenzione e trattamento dell'autismo
(rimland b., 1999)


modelli di musicoteraia per l'autismo
(cenciarelli, mona, de rubeis, botta, 2002)


musicoterapia e autismo - abstract
(cremaschi trovesi g., 1999)


pecs, pyramid approach of education
(dal sito www.pecs.com)


prevenzione
(gruppo di lavoro tecnico-scientifico sulla sindrome autistica della regione lombardia, a cura di cenciarelli i., 1999)


progetto iem
(guazzo g. m., aliperta d. pervenuto alla bma il 12-11-2000)


sindrome dell'X fragile e autismo
(dagli atti del convegno scientifico internazionale, 1990; a cura di cenciarelli i., 1999)


trattamenti nei disturbi generalizzati dello sviluppo - abstract
(marando r.)


un approccio musicoterapeutico alla sindrome autistica
(lubrano m. l., picconi c., polcaro f., pervenuto agli argonauti il 29-11-2000)

 

 

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IL PARENT TRAINING RAZIONALE-EMOTIVO PER GENITORI DI BAMBINI DIFFICILI

Mario Di Pietro
dal "Notiziario dell'Associazione Institute for Rational-Emotive Therapy (Italy)"
37129, VERONA:  via G. Trezza 12, tel. 045596993
00136, ROMA: via Prisciano 28, tel. 0635451482

 

L'intervento è nato dall'esigenza di formazione e informazione a vantaggio di genitori di bambini con disturbi del comportamento.

La Relational-Emotive Parent Training (REPT), sperimentata presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile ed Età Evolutiva dell'ULSS di Monselice (PD), si avvale di un approccio integrato, basato sulle teorie sia dell'apprendimento sociale sia della psicoterapia razionale-emotiva.

 

 

Obiettivi

  1. Apprendimento da parte dei genitori del modello razionale-emotivo secondo cui la causa degli stati d'animo non risiede negli eventi, ma nella rappresentazione che ci si costruisce di essi. L'intervento è volto a far sperimentare ai genitori la loro capacità di superare i propri problemi emotivi senza che questi abbiano conseguenze sui comportamenti del figlio.
  2. Applicazione del modello ai problemi del bambino così che impari a dominare i suoi stati d'animo senza esserne sopraffatto.
  3. Correzione di possibili convinzioni erronee sulle pratiche educative e informazione per una migliore comprensione dei comportamenti del bambino.
  4. Insegnamento ai genitori di abilità di problem-solving e di procedure per la modificazione del comportamento per la gestioni dei problemi presentati dal bambino.

 

 

Articolazione del programma REPT

Sono previsti 12 incontri da 90 minuti per gruppi tra le 5 e le 12 persone (il numero ottimale di partecipanti è però 10-12). Il percorso terapeutico prevede 5 fasi.

 

 

1: AUTORIEDUCAZIONE RAZIOANLE-EMOTIVA

L'ipotesi è che l'adulto possa insegnare efficacemente a gestire le proprie emozioni al bambino solo quando è in grado di farlo egli stesso. Ai genitori viene mostrato come:

  • individuare le proprie reazioni emotive inadeguate;
  • individuare i propri modi di pensare abituali;
  • correggere e trasformare le modalità di pensiero disfunzionali;
  • praticare nuovi modi più adeguati in situazioni di stress (elenco preso da M. Di Pietro, p11).

Vengono presi in esame alcuni errori tipici da parte dei genitori: condanna del bambino per i suoi comportamenti problematici; tendenza a "doverizzare" ed "esigere" determinati comportamenti in maniera assoluta, con conseguenti reazioni di ostilità da parte del bambino; modalità catastrofizzanti nell'anticipazione di qualche evento negativo per il bambino.

 

 

2: AUTOACCETTAZIONE DEL GENITORE

Si cerca di correggere la tendenza all'ipergeneralizzazione (es. "mio figlio è cattivo, disobbediente, ecc."), distingendo i giudizi sul comportamento da quelli sulla persona. Principali idee trasmesse sono:

  • il benessere emotivo è ostacolato dalla valutazione in termini globali di se stessi o degli altri;
  • il valore di una persona è indipendente dalle sue prestazioni (es. come ci si comporta come genitori);
  • il valore del bambino è indipendente dal suo successo in determinati campi (es. scuola).

 

 

3: COSTRUZIONE NEL BAMBINO DI UNA MAGGIORE TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE

Si mostra ai genitori come gestire la bassa tolleranza alla frustrazione del bambino, che ha la tendenza ad ingigantire l'importanza e ad evitare il disagio procurato da una situazione fastidiosa:

  • "Fornendo un esempio positivo e affrontando con calma la propria frustrazione (evitando ad esempio di infuriarsi quando il bambino si comporta in modo disobbediente).
  • Mostrando di capire i sentimenti di frustrazione del bambino e fornendo una valutazione razionale dell'evento. Un genitore potrà ad esempio rivolgersi al bambino dicendo: 'Hai perso la partita e so che ti dispiace, comunque giocare è stato divertente e non è la fine del mondo se hai perso, potrai vincere un'altra volta'.
  • Manifestando fiducia nei confronti del bambino quando questi si trova a fronteggiare un evento frustrante. Ad esempio il genitore potrà dire: 'Le persone non sempre si comportano nel modo giusto, ma io so che tu puoi imparare ad affrontare anche questo'.
  • Incoraggiando e manifestando apprezzamento quando il bambino mostra maggior capacità di aspettare il conseguimento di qualche gratificazione o di affrontare qualcosa di spiacevole. Il genitore potrà ad esempio dire: 'Vedo che ti sei impegnato molto anche se era molto difficile...'" (Di Pietro M., p12).

 

4: APPLICAZIONE DEI PRINCIPI DELLA MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO

Vengono mostrati metodi di gestione del rinforzo e di estinzione del comportamento indesiderato utilizzando un linguaggio chiaro e partendo da esempi forniti dai genitori stessi.

Il concetto di apprendimento è posto in primo piano perché è grazie a questo che il bambino può acquisire comportamenti alternativi a quelli indesiderabili.

 

5: IL PROBLEM-SOLVING RAZIONALE-EMOTIVO

Nella fase finale è data ai genitori la possibilità di applicare nella vita quotidiana quanto appreso dagli incontri precedenti. La procedura è composta da 2 parti:

 

1- Esame del problema dalla prospettiva del bambino. I genitori imparano a porsi queste domande:

  • "Quali sono i comportamenti problematici osservabili?
  • Qual è lo scopo che vuole raggiungere il bambino?
  • Quali sono i probabili sentimenti del bambino?
  • Come vorrebbe il bambino che io reagissi?" (Di Pietro M., p12).

 

2- Esame del problema dalla prospettiva del genitore. I genitori imparano a porsi queste domande:

  • "Quali sono i miei obiettivi a breve e a lungo termine in questa situazione?
  • Quali sono i miei pensieri e le mie convinzioni riguardo ciò che sta accadendo?
  • Quali sono i miei sentimenti?
  • Come posso mettere in discussione i miei convincimenti irrazionali e quali possono essere alcuni pensieri razionali alternativi?
  • Come posso agire per aiutare il bambino?" (Di Pietro M., p12).

 

 

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